Capodarco - Dr.ssa Patrizia Proietti - Official Site - UNREGISTERED VERSION

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CURRICULUM

L'ESPERIENZA DI CAPODARCO
Ho svolto il tirocinio post lauream nella Comunità di CAPODARCO.  Per due giorni alla settimana affiancavo gli educatori presso il Centro Diurno che accoglie adulti con deficit neuropsichici-sensoriali-mentali; in tale centro psicologi e educatori lavorano con gli utenti mirando a responsabilizzarli e a promuoverne l’autonomia affinché ognuno acquisisca consapevolezza e fiducia nelle proprie possibilità. Il clima era allegro e collaborativo e mi colpiva il grande rispetto che ognuno mostrava nei confronti dei “tempi dell’altro”.  Un pomeriggio alla settimana collaboravo con uno degli psicologi della Comunità nell’osservazione sistematica di ragazzi con disturbi di apprendimento, per lo più studenti delle scuole medie. L’intervento prevedeva anche attività di counseling con le famiglie per concordare obiettivi comuni ed aiutare i genitori a prendere consapevolezza di alcune problematiche familiari. Questa esperienza mi ha dato la possibilità di accedere a quel disagio adolescenziale che si evidenzia con disturbi dell’apprendimento e quindi con difficoltà scolastiche; si è rivelata preziosa per il feedback che ho potuto ricevere sulle mie modalità di approccio ai problemi della scuola e di rapporto con le famiglie; ha inoltre affinato la mia capacità di osservazione sistematica di comportamenti che possono indicare problematiche relative alla visione del sé, alle modalità di comunicazione, all’approccio ai problemi. Due pomeriggi alla settimana, infine, prestavo servizio con gli operatori nell’Unità Residenziale dove sono accolti utenti con disturbi comportamentali associati ad insufficienza mentale di diverso grado. L’Unità Residenziale risponde a situazioni di grave disagio familiare supportando le famiglie in modo concreto e creando un contesto nel quale il soggetto non si trova più ad assumere il ruolo di catalizzatore nella rete conflittuale della famiglia d’origine ma, ampliando le proprie capacità di autonomia personale e sociale, può costruire e sperimentare un’immagine di sé più definita e gratificante. Quando mi fu esposto il tipo di intervento che avrei dovuto attuare mi colpì la frase “Dovrai soltanto stare con i ragazzi…..”, situazione che costituiva per me, lo confesso, una fonte di ansia. Ma la dimensione dello “stare con” si è rivelata invece un’esperienza fondamentale: mi ha permesso di capire infatti che l’utente è una “persona” che non deve essere costretta a fare qualcosa ma ha diritto anche a momenti di pausa, di riposo, nei quali possa fare solo quello che dichiara di voler fare: “Un po’ di musica?”, “…mi piace stare qui fuori, si sta bene..” oppure “Disegniamo?”, “Parliamo un po’…”.
Quest’ultimo aspetto, unito al clima di serenità e collaborazione che si percepiva nella Casa, ha reso insostituibile per me l’esperienza nell’Unità Residenziale della Comunità.

 
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